Le funzioni psicologiche del rituale dei festeggiamenti e come questi sono cambiati negli anni

Le celebrazioni di ricorrenze belle sono una tradizione più o meno consolidata in ogni angolo del globo, ma sicuramente molto amate in Italia. Eppure le cerimonie nell’ultimo lustro hanno subito un cambiamento storico nel loro svolgimento. Parliamo di quantità e non di qualità

I grandi matrimoni, soprattutto del Sud Italia, molto amati e motivi di ilarità nella cinematografia nostrana, si portano dietro retaggi di feste di paese; familiari fino alla settima generazione; amici persi e ritrovati solo per quella occasione; tutto il quartiere di residenza; i negozianti di fiducia e così via, per un totale di 400/500 persone. Oggi la tendenza è decisamente cambiata, si vogliono accanto a sé le persone che davvero guideranno i novelli sposi in tutto il corso della vita futura, riducendosi così a 100 massimo 150 invitati. 

Stessa cosa accade per i compleanni, per gli anniversari di nozze, per le feste di laurea che si celebrano sempre più spesso direttamente dopo la funzione nel baretto vicino alla facoltà con i colleghi. 

Eppure ognuna di queste ricorrenze non potrà prescindere da due elementi fondamentali: le bollicine e le bomboniere, come quelle proposte da Nara Bomboniere, un e-commerce specializzato in doni preziosi artigianali e Made in Italy. 

Ma come mai questa nuova tendenza prende sempre più piede? Perché i giovani ormai sono decisamente più indipendenti e decisi rispetto al passato, soprattutto le ragazze. E se, fino a qualche anno fa, la lista degli invitati doveva passare sotto la supervisione delle mamme, oggi sono i diretti interessati a scegliere chi vogliono accanto per la celebrazione, tagliando fuori – di fatto – conoscenti, paesani e amici di quint’ordine. Questo a vantaggio della qualità della festa offerta per i presenti, con un budget migliore a disposizione si potrà disporre di materie prime di massimo pregio. 

Insomma tutto passa e tutto si trasforma ma la voglia di festeggiare e di confrontarsi non passa mai.

Il rituale del festeggiamento e il suo impatto psicologico 

I più cinici si chiederanno, o si sono già chiesti ad ogni nuovo invito sopraggiunto, ma a che serve questa famosa festa di compleanno, o di laurea, o di anniversario di matrimonio, apparentemente banale? E perché diamo così tanta importanza oggi a celebrare la propria età a qualsiasi età, in tutte le circostanze e in molti modi? Le risposte sono almeno tre. 

Innanzitutto, ogni ricorrenza è un pretesto tra gli altri per festeggiare e ritrovarsi, una di quelle occasioni di convivialità di cui abbiamo così tanto bisogno nelle nostre società sempre troppo frenetiche. In secondo luogo l’anniversario è un ottimo motivo per acquistare, spendere e consumare, sia regali che accessori per partecipare alla festa. Ci sono intere filiere produttive coinvolte nel settore dei festeggiamenti, dunque è un modo onorevole per far girare l’economia.  Infine, il rituale dell’anniversario costituisce una sorta di sostituto di micro-rito per i grandi riti di passaggio di un tempo, si festeggia e commemora chi, in quella occasione, ha cambiato status sociale in determinate date (comunione, matrimonio, diciottesimo ed età adulta, laurea). Senza dimenticare che la cultura generazionale ha favorito, fino agli anni ’60, balli e banchetti “di classe” di coscrizione. A differenza del compleanno individuale personalizzato, questi hanno accompagnato l’avanzamento dell’età in modo collettivo, dal momento che la stessa generazione è poi progredita allo stesso ritmo nel corso degli anni.

Di dieci in dieci: la tradizione del festeggiamento del decennale

Lo si sa, gli uomini e le donne sono diversi, hanno un differente approccio nei confronti della vita e – di conseguenza – anche rispetto alle ricorrenze. Tuttavia, una cosa in comune ce l’hanno: preferiscono sempre i compleanni che celebrano un decennale: trenta anni, quaranta anni, cinquanta anni, ecc.

Qual è la spiegazione? Inconsciamente accade come se questi cambiamenti di dieci si fossero improvvisamente condensati negli anni passati. L’età soggettiva progredisce meno rapidamente dell’era cronologica, i decenni suonano come un richiamo all’ordine, una realizzazione del passare del tempo, l’urgenza di una decisione da prendere. Sappiamo che, dal lato maschile, questi decenni sono il principio di una seconda adolescenza, da parte femminile invece, complice la menopausa da un lato, la sindrome del nido vuoto, dall’altro – vale a dire la partenza dei bambini da casa -, le reazioni non sono omologabili.

Ecco perché festeggiare un decennio appena trascorso, o quello che verrà, non è mai banale. O questo decennio raggiunto condensa gli anni trascorsi da quello precedente con i suoi scontri e le sue seccature, oppure è predittivo di tormenti e gioie che probabilmente arriveranno, oppure richiede e impone un tempo di pausa e valutazione.